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“Guarda” diceva il mago all’uomo in piedi accanto alla macchina parcheggiata. Era una macchina grigia, come tante macchine grigie, ferma davanti ad una cancellata che limitava un giardino. L’uomo, dopo aver digitato un numero, si portò il cellulare all’orecchio ed incominciò a camminare, andando avanti ed indietro tra l’auto e la cancellata. Parlava, taceva, parlava. “Guardami” ripeteva il mago “Ti porto oro”. Ma l’uomo parlava, guardando a terra. Ad un certo punto serrò il telefono tra la spalla e la mascella, con le mani libere estrasse dalla tasca un #pacchetto di #sigarette, un #accendino, si portò una #sigaretta alle labbra e l’accese. Aspirò profondamente, tossì, e ripose tutto in tasca riprendendo il cellulare. Il #fumo saliva e il mago ripeteva: “ Guarda me. Guarda cosa ti dono. Il vento di novembre mi ha spogliato perché tu possa vedere bene quel che ti offro. È il mio lavoro di un anno. Ho preso terra, aria e acqua e li ho trasformati in sfere d’oro. Guardami.” Alcune ortensie rosso cupo sbucavano dalla cancellata come a voler fermare l’uomo che, però, parlava concitatamente, camminava e fumava. ”Alza il capo. Guardami” sussurrava il mago ”Da oltre 4.000 anni faccio questa magia. D’estate do grande ombra, ora ti offro i miei frutti ed un giorno il mio legno ti riscalderà. Il mio nome significa “frutto degli dei” e qualcuno mi chiama anche Albero della pace”. L’uomo era ora davanti all’auto, guardava fisso davanti a sé senza vedere, e urlava. Buttò il #mozzicone a terra, davanti alle ortensie. Spense il cellulare, salì in macchina e partì.

Da “Racconti di fumo” di Francesca Cesati

http://goo.gl/CRcnnK

22-01-2016